martedì 10 maggio 2011

Chögyam Trungpa Rinpoche



La spiritualità è quel particolare termine che indica il nostro approccio con l'intuizione. Nella tradizione teistica, è presente l'idea di rispettare determinate prescrizioni. Una certa azione è riprovevole secondo i principi divini, un'altra azione soddisfa invece i principi di Dio... e così via.

Nella tradizione non teistica, invece, è chiaro che la storia degli eventi non è così importante, ciò che è davvero importante è "qui" ed è "il presente". Il presente è davvero "presente". Cerchiamo di fare l'esperienza di ciò che è a nostra disposizione sul posto, in quel momento. Non ha senso pensare a ciò che esistito in passato e che avremmo potuto avere ora. Questo è il "presente". Questo preciso istante. Niente di mistico. Solo il "presente", molto semplice, diretto. E da questo attaccamento al presente, tuttavia, nasce una consapevolezza della propria intelligenza, sempre, in quanto interagisci con la realtà, istante dopo istante, nel luogo in cui ti trovi. Costantemente. Proviamo una meravigliosa sensazione di "perfezione". Sempre.

Tuttavia ci sentiamo minacciati dal Presente, quindi ci spostiamo nel passato o nel futuro, prestando attenzione alle cose materiali che fanno parte della nostra vita, la vita così ricca che conduciamo.

Facciamo molte scelte continuamente, ma nessuna di queste viene considerata giusta o sbagliata di per sè. Tutte le volte che facciamo l'esperienza di qualcosa, avviene senza condizionamenti. Niente ci arriva con un'etichetta con sopra scritto, "questo è considerato sbagliato", "questo è giusto".

Abbiamo l'esperienza di qualcosa, ma in verità non prestiamo la dovuta attenzione a ciò che ci succede.
Non consideriamo veramente che stiamo andando in una certa direzione.
Ci sembra una scocciatura.
Si attende di essere morti.
Questo è il problema. Non fare davvero affidamento al Presente. In ciò che sperimentiamo nella realtà presente, possiamo trovare cose formidabili. Così formidabili che non riusciamo ad affrontarle. Perciò, siamo costretti a prendere a prestito dal passato e ad invitare il futuro, di continuo. E forse è per questo che cerchiamo la religione.
Forse è per questo che protestiamo nelle strade.
Forse è per questo che ci lamentiamo della nostra società.
Forse è per questo che votiamo per i Presidenti.
Tutto questo appare ironico.
A dire il vero, molto bizzarro.

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